Ho resistito lunghi giorni alla tentazione di gridare lo sdegno e l'orrore provato dopo l'esecuzione di Karla Tucker. Sarei stato molto poco equilibrato, com'e' invece giusto che sia. Il guaio e' che dopo pochi giorni, nessuno sembra piu' ricordarsi di Karla. E delle centinaia di altri condannati nel braccio della morte. Anche l'indignazione segue le mode, purtroppo. Due frasi, nel caso di Karla, avrebbero dovuto far male alla coscienza di ogni uomo. George Bush jr.: "La legge e' uguale per tutti". Ma non le possibilita' offerte dalla vita, dalla societa', dalla storia di ogni uomo. Forse si dovrebbe badare meno alla forma, e piu' alla sostanza. E certo che Karla, insieme a tanti condannati, non ha avuto granche' dalla vita. Questo, la legge avrebbe dovuto calcolarlo. Il marito di una delle due vittime di Karla (dopo l'esecuzione): "Ora il mondo e' piu' pulito". Sara'... ma l'inquinamento delle coscienze, come lo consideriamo? E ai fondamentalisti cristiani che hanno applaudito alla notizia della morte di Karla si potrebbe ricordare che Dio nella Bibbia dice: "Com'e' vero che io vivo..., io non godo della morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva" (Ez 33, 11; cfr. anche Ez 18,23). Ed un cristiano non dovrebbe mai dimenticare che la sua fede si appoggia su un condannato a morte, che era innocente. Questione di liberta'. Per Karla, ma anche per Giuseppe Soffiantini. Non si puo' non essere lieti della sua liberazione, ovviamente. Ma non dovremmo dimenticare che siamo l'unico Paese civile che conserva questa forma di crimine. Molte cose sono state dette, e lo saranno ancora (per qualche giorno...). Tra queste, mi sembra che emergano il valore della famiglia unita -che ha permesso a tutti di superare momenti veramente difficili, in cui sarebbe stato facile cedere alla disperazione-, e una strana forma di solidarieta' che si instaura tra i sequestrati. E che porta spontaneamente chi e' stato appena liberato a rivolgere il pensiero verso chi e' ancora prigioniero. Mi sembra il segno di una semplice verita': la sofferenza unisce in un modo molto, ma molto profondo, inspiegabile persino. Una piccola soddisfazione personale. Il Corriere del Mezzogiorno venerdi, in un articolo intitolato "Pozzuoli, anche la parrocchia contro il «ponte-mostro», ha citato Confini, il giornale dei giovani della parrocchia dell'Annunziata, che si sono pronunciati contro il mostro in ferro che deturpa la Solfatara. E' la mia parrocchia, sono i miei ragazzi. Consentitemi di esserne fiero, e di fare una breve riflessione. Anche cosi' si testimonia Cristo, protestando con metodi nonviolenti contro tutto cio' che deturpa la bellezza delle nostre terre. La salvaguardia del creato e' un dovere per ogni uomo, ed ancora piu' per un cristiano. Siamo solo amministratori di beni che ci sono stati affidati, non siamo i loro proprietari: di essi ne dovremo rendere conto.