Pubblicato il : 03 Settembre 20182 tempo di lettura minimo

Grande impressione ha suscitato l’ultima settimana il caso di Gabriele, il bambino torinese nato senza scatola cranica e senza cervello. Un fiore di speranza, è stato definito. Mi sono chiesto perché. Forse perché Gabriele ci ha spiegato cos’è veramente -o almeno, cosa dovrebbe essere- la vita.

Penso che nessuno sia stato tanto amato come Gabriele, che è stato accettato dai suoi genitori nonostante il gravissimo handicap: era pur sempre loro figlio, e ad un figlio gli si vuole comunque bene. Gabriele è stato voluto, nonostante il senso comune e la morale corrente purtroppo avrebbero indicato altre soluzioni; è stato voluto, accettato, amato, nonostante tutto.

Ma ha anche amato, se così si può dire, vista la sua menomazione (ma poi, chi può dire cosa veramente era, pensava, sentiva Gabriele?): ed ora il suo piccolo cuore aiuterà forse un altro bambino a salvarsi. Ecco, Gabriele ci ha fatto capire cos’è veramente la vita: è essere amati ed amare, darsi perché si è ricevuto, donare perché si è avuto.

Ciao, Gabriele, piccola voce di speranza.

La vita è bella: film delicato, tenero, poetico, ma anche straziante, duro, violento nel suo atto d’accusa alla violenza e all’intolleranza.

Ora sappiamo cosa si nascondeva in Benignaccio! La vita è bella? Il cinema è bello, se riesce a trasmettere emozioni come queste!

Da un paio di settimane mi sto divertendo a fare l’animale raro. È una strana sensazione sentirsi guardati, osservati, indicati a dito, come pure sentirsi al centro dell’attenzione, sapere che stanno parlando di te, magari anche ridendo di te.

È un gioco eccitante, vedere la sorpresa dipinta sul volto degli altri, lo sgomento, l’ironia, la comprensione, e talvolta anche il disgusto… Cosa sto facendo per meritarmi questo raro privilegio di vivere le stesse sensazioni di un panda nella gabbia dello zoo di Pechino?

Circolo per Napoli con la mia Rover 111 avvolto nella mia bella cintura di sicurezza…

Piccolo pensiero finale, tratto da un bel libro di Marlo Morgan, intitolato …E venne chiamata due cuori:

Nascere a mani vuote, morire a mani vuote. Ho contemplato la vita nella sua pienezza, a mani vuote.