Costituiscono la metà dell’alimentazione umana, svolgendo funzione soprattutto energetica. Si calcola infatti che più della metà dell’energia sviluppata dall’organismo derivi dall’ossidazione di queste sostanze. Rappresentano la fonte primaria di energia nella contrazione muscolare e rivestono notevole importanza, per la loro azione protettiva e disintossicante, nei riguardi del fegato.

Fanno parte degli alimenti più diffusi ( frumento, riso, mais, patate, legumi).

La loro soppressione nella dieta può portare a due eventi patologici metabolici: la chetosi e la neoglucogenesi.

La chetosi o aumento dei corpi chetonici nel sangue è conseguenza di una aumentata utilizzazione dei grassi da parte delle cellule e comporta acidosi mentre la neoglucogenesicomporta un progressivo impoverimento delle proteine dell’organismo con accumulo di urea.

Da qui la considerazione che nelle persone sane esiste un apporto ottimale di glicidi che si aggira intorno al 40-60%, di lipidi intorno al 25-30% e di protidi intorno al 12-15%.

I glicidi di maggiore interesse nell’alimentazione umana si distinguono in: monosaccaridioligosaccaridi e polisaccaridi.

I monosaccaridi vengono assorbiti direttamente senza processo digestivo e sono rappresentati soprattutto dal glucosio, lo zucchero più diffuso in natura e l’alimento più utilizzato dalle cellule dell’organismo. Fornisce la maggior parte dell’energia necessaria alle funzioni organiche e si trova soprattutto nell’uva. Altri monosaccaridi importanti sono: il fruttosio che si trova soprattutto nella frutta e nel miele, il galattosio che non esiste libero negli alimenti ed è prodotto durante la digestione del lattosio.

Gli oligosaccaridi ( costituiti da due molecole di monosaccaridi) sono rappresentati soprattutto dal saccarosio, costituente essenziale del comune zucchero usato come dolcificante e dal lattosio, presente nel latte di donna e nel latte di vacca ( svolge un importante azione a livello della flora microbica intestinale ).

I polisaccaridi ( formati dall’unione di più molecole di monosaccaridi) sono rappresentati dal glicogeno che si trova nel fegato e nei muscoli come deposito e dall’amido che è la sorgente più importante di carboidrati. Sorgenti: cereali, patate.

La digestione dei glicidi si avvale di processi meccanici come la masticazione e chimici come l’azione dell’acido cloridrico gastrico. Il materiale alimentare viene così ridotto in particelle più piccole.
Il processo inizia nel cavo orale dove la ptialina, secreta dalle ghiandoli salivari, trasforma l’amido in molecole più semplici e continua nello stomaco dove i carboidrati vengono scissi sino a monosaccaridi. Questa scissione termina poi nell’intestino tenue.

L’assorbimento dei monosaccaridi ingeriti come tali o provenienti, come abbiamo visto, dalla digestione e scissione dei carboidrati avviene nell’intestino (duodeno e digiuno). In tale modo attraversano la barriera intestinale e arrivano in circolo sotto forma di glucosio libero, utilizzabile dalle cellule.

Il fabbisogno energetico rappresenta la quantità di alimenti necessaria per il mantenimento delle funzioni vitali e reintegra, quindi, il dispendio energetico che queste comportano.

Viene espresso, ordinariamente, in calorie in quanto l’energia prodotta sia dall’organismo che dagli alimenti si manifesta direttamente o indirettamente come calore e, come tale, può essere determinato; perciò si parla indifferentemente di fabbisogno energetico o fabbisogno calorico.

L’adeguatezza di una dieta dipende quindi dal rapporto fra energia degli alimenti introdotti e dispendio energetico dell’individuo.

In tale dispendio si possono distinguere diverse quote che costituiscono, nella loro somma, il fabbisogno energetico totale:

  1. dispendio basale – cioè il fabbisogno in condizioni di riposo;
  2. dispendio per la termoregolazione – dipendente dalla costituzione, circolo sanguigno, temperatura ambientale;
  3. dispendio per l’attività fisica – lavoro, sport, ettc.;
  4. dispendio per l’accrescimento;
  5. dispendio per condizioni fisiologiche particolari quali gravidanza e allattamento.

Era il 1996, per il mio compleanno mio marito mi regalò un abbonamento ad Internet! Ricordo i miei primi passi, mossi a navigare tra un sito e l’altro e ad impazzire di felicità quando trovavo una e-mail nella mia casella di posta elettronica. (altro…)

Entrando a Napoli, dall’autostrada, si percorre il corso Lucci, la via Marina, per giungere in Piazza Municipio, dove troviamo il primo capolavoro di questa straordinaria città, il Maschio Angioino il castello costruito dagli aragonesi come fortezza a protezione di un accesso dal mare; il castello si trova infatti di fronte al porto: una stupenda fusione di arte e funzionalità. 

Risalendo la Piazza Municipio, si giunge ad un crogiuolo di meraviglie da fare invidia. 
Si parte dal Teatro di San Carlo,  forse il primo teatro al mondo, sicuramente tra i più famosi, e forse il più importante nella storia della lirica, almeno fino al primo ‘800: qui hanno visto la luce le opere di Alessandro Scarlatti e di GiovanBattista Pergolesi, i padri dell’Opera Buffa, qui Rossini ha creato capolavori immortali, da qui sono partiti per dettare legge in tutta Europa musicisti come Paisiello, Traetta, Donizetti, Bellini, qui hanno trovato un posto nella Storia della Musica i libretti di Alfieri e Metastasio, da qui sono passati i più grandi direttori d’orchestra di questo secolo, da Toscanini a Solti a Muti. 

Proseguendo, oltrepassata la Galleria Principe Umberto, troviamo forse la più bella piazza del mondo, Piazza del Plebiscito, così chiamata perché proprio qui ci fu il plebiscito popolare che dette il potere ai francesi, e qui dobbiamo fermarci un attimo ad osservare almeno due monumenti che rappresentano Napoli in tutto il mondo : la Basilica di San Francesco di Paola, col suo incredibile colonnato, secondo soltanto al colonnato del Bernini in Piazza San Pietro a Città del Vaticano: un caplavoro del Barocco Napoletano, con la sua architettura essenziale eppure così piena di fascino, e con le famose statue dei dodici apostoli e degli evangelisti, all’interno della struttura;di fronte alla Basilica troviamo Palazzo Reale, sede dei regnanti napoletani dai tempi di Carlo III, che qui trasferì la residenza reale dal palazzo oggi conosciuto come Ospedale dei Poveri in piazza Carlo III appunto: nel Palazzo oggi hanno sede la Biblioteca Nazionale, con i suoi innumerevoli fondi librari e con iniziative uniche al mondo come l’Officina dei Papiri, che studia i ritrovamenti ercolanesi e pompeiani ma non solo; il Teatrino di Corte, vero gioiello barocco; svariate mostre che di volta in volta animano la vita culturale napoletana; caratteristiche inoltre del palazzo le statue sulla facciata che rappresentano i Re di Napoli

Scendendo la via Cesario Console, che costeggia Palazzo Reale, ci si spalanca davanti la veduta del Golfo, il più bello del mondo, una delle immagini più famose di Napoli: il Vesuvio, il Pino (abbattuto quello antico, ormai vecchio di oltre 200 anni, ne è stato piantato un altro, nello stesso sito), il lungomare… Un concentrato di meraviglie !!! 

Imbocchiamo il lungomare, e dopo neanche duecento metri entriamo nella stradina che porta al  Borgo Marinari, in fondo alla quale c’è il Castello dell’Ovo, altra fortezza aragonese che si erge come un meraviglioso scoglio in mezzo al mare; il Castello è così chiamato perché c’è una leggenda che narra che le sue fondamenta si reggano su un uovo messo lì dai costruttori, e che Napoli sarà distrutta quando quell’uovo si romperà… 
Continuando il lungomare, alla fine della via Caracciolo, si giunge al porto di Mergellina, altra zona incantevole dove, accanto al mare, spiccano le tombe di Virgilio e Leopardi e la piazza Piedigrotta, altro piccolo gioiello barocco reso famoso dagli innumerevoli festival della Canzone Napoletana.

A questo punto saliamo la via Orazio, ci colleghiamo con le vie dedicate ai poeti latini, tutte da visitare per il meraviglioso panorama che si gode, superiamo la via Manzoni e il corso Europa e dalla via Cilea giungiamo al quartiere Vomero, attraverso la via Luca Giordano e la via Scarlatti, forse tra le più belle strade di Napoli;  qui saliamo la via Morghen e arriviamo nel punto più alto della città, San Martino, un convento ed un museo tra i più famosi al mondo, l’unico che conservi le suppellettili del passaggio francese a Napoli, il punto più panoramico di Napoli. 

A questo punto dobbiamo tornare indietro, a visitare quella che forse è la zona più caratteristica della città, i Quartieri, un intrico di stradine e vicoli ancora diviso, come nell’antica Neapolis, in decumani, per trovare dei gioielli architettonici e urbanistici, come la zona di  Spaccanapoli: così è chiamato il decumano maggiore, che taglia in due il centro storico, cuore della città antica.

Qui troviamo un altro luogo caratteristico per i napoletani, il cimitero costruito in occasione della peste nel XVII secolo, che ospita le vittime di quella sciagura, e che per i napoletani è diventato un luogo di culto:  tutti qui credono di trovare un antenato, un avo, qualcuno appartenuto alla famiglia, e le donne del quartiere curano questo cimitero, contribuendo ad accrescerne il mito nella storia napoletana; è il Cimitero delle Fontanelle.

Un discorso a parte meritano le chiese, veri capolavori architettonici che coprono una larga fetta della Storia dell’Arte Napoletana, dal gotico al rinascimento, dal barocco all’ottocento, che si trovano per la maggior parte proprio nel centro storico o ai confini di esso; ne ricordiamo qui quattro tra le più rappresentative: S. Domenico MaggioreS. Lorenzo MaggioreCappella Sansevero, del principe di Sangro, che ospita il celeberrimo Cristo Velato, il Gesù Nuovo.

Da ricordare ancora quella che forse è la più bella e più famosa chiesa di Napoli: la chiesa di Santa Chiara, col suo meraviglioso Chiostro; in parte distrutta da un bombardamento durante la II Guerra Mondiale e ricostruita in parte dallo Stato in parte dalle donazioni dei privati, con annesso il Convento dei Frati Minori e quello delle Clarisse di clausura, racchiude in sè il meglio del gotico napoletano: risale infatti al XIV secolo la sua prima costruzione, su un impianto architettonico che poche modifiche ha subito fino ad oggi;  il Chiostro invece è un capolavoro del barocco, una delle più alte espressioni di questo periodo artistico, nel quale la Scuola Napoletana ha creato meraviglie ineguagliabili ed ineguagliate.

Che altro dire ? Sicuramente abbiamo trascurato molte meraviglie di Napoli e sicuramente molte ne aggiungeremo in seguito; forse le descrizioni non sono esaurienti, ma questa pagina vuole soltanto essere un invito fatto a tutti quelli che ci visiteranno: veniteci a trovare, venite ad incontrare Napoli, non ve ne pentirete !!! 
Una parte dell’itinerario ve l’abbiamo indicata noi, il resto suggeritelo voi: la rubrica è aperta ad ogni suggerimento, consiglio, critica, e soprattutto ad ogni contributo, fotografico e descrittivo; scriveteci, e l’itinerario napoletano assomiglierà sempre di più ad una vera guida attraverso le meraviglie di questa città. 
Io vi aspetto, e mi firmo Dario Del Giudice .

Troppo spesso si sente parlare di viaggi avventurosi, luoghi incantevoli, dimenticandoci di avere in casa posti per i quali accorre gente da tutto il mondo…  (altro…)

Sinusite significa “infiammazione dei seni facciali”.
La parola “seno” deriva dal latino “sinus”, dal quale ha origine la parola sinusite. Seno significa cavita’, per cui la sinusite non e’ altro che un’infiammazione, acuta o cronica, in genere di tipo batterico, di quelle piccole cavita’, riempite di aria, che si trovano all’interno delle ossa del cranio.
Qual’e’ il motivo di queste cavita’? Principalmente due: servono a dare risonanza alla nostra voce prodotta dalle corde vocali e allegeriscono il peso delle ossa del cranio.

Quando in una di queste cavita’ si instaura un processo infiammatorio, parliamo di sinusite, che in genere e’ un processo acuto che si risolve, senza conseguenze di rilievo, entro circa una settimana.
I principali sintomi di una sinusite sono mal di testa, ostruzione nasale e dolore alla pressione delle ossa del viso, con localizzazione diversa a seconda del tipo di cavita’ interessata.
Le cavita’ che possono essere interessate dall’infiammazione sono quattro, ma due sono quelle piu’ frequentemente coinvolte: i seni frontali ed i seni mascellari.
La sinusite frontale e’ caratterizzata percio’ da dolore, con possibile gonfiore e rossore, alla fronte ed alla radice del naso; la sinusite mascellare invece si presenta con dolore e gonfiore delle mascelle, con un’area che puo’ estendersi dagli zigomi ai denti superiori.

Le sinusiti si possono cronicizzare quando il processo infiammatorio dura a lungo nel tempo. In molti casi c’e’ un’allergia alla base delle sinusiti croniche, per cui lo stimolo infiammatorio continuo fa si che queste si prolunghino nel tempo. Naturalmente in tali casi bisogna curare l’allergia specifica che provoca la sinusite, ed evitare allo stesso tempo fattori irritanti quali polvere e fumo di sigaretta.

Cosa fare per chi soffre di sinuite?
Prima di tutto curare l’infezione batterica di base con l’uso di specifici antibiotici.
Per alleviare i tipici fastidiosi sintomi (ostruzione nasale, gonfiore, lacrimazione) possono essere utili dei vasocostrittori spray nasali, di cui comunque non bisogna abusare per evitare una certa assuefazione con inevitabile diminuzione dell’effetto terapeutico.
E’ bene anche evitare luoghi umidi o polverosi, il fumo e l’eccesso di alcool.

Meteoropatia e’ una parola derivata dal greco meteoros (alta nell’aria) e pathos (malattia) che indica qualsiasi condizione patologica connesse in qualche modo con le condizioni meteorologiche che ci circondano.
Come noto sin dal tempo degli antichi Romani, le condizioni atmosferiche possono influenzare la vita, i comportamenti e gli umori di noi tutti.
E’ indubbio che il tempo atmosferico puo’ influire specialmente su alcuni soggetti non solo da un punto di vista fisico, ma anche psichico.
In particolare tutte le condizioni che coinvolgono la sferica psichica, come appunto depressione, stress, paura sono condizionate in qualche modo dal tempo e dalle stagioni. La depressione, come pure i disordini affettivi a manifestazione periodica, con variazioni stagionali, hanno suggerito l’ipotesi di un ritmo biologico all’interno di ciascuno di noi. Alcuni ritmi sono a breve termine, a scadenza giornaliera (il cosiddetto “ritmo circadiano), mentre altri sono a lungo termine, come i ritmi mensili, legati alle mestruzioni nella donna, ed i ritmi stagionali connessi di piu’ al tempo. Uno di questi ritmi stagionali influenza il nostro umore determinando episodi depressivi duranti la stagione invernale. E’ noto ad esempio che la depressione ha un’incidenza maggiore nelle popolazioni che vivono a latitudini nordiche, dove gli inverni sono piu’ rigidi e le giornate sono piu’ brevi con lunghi periodi di buio. Se soggetti affetti da tale depressione si spostano a latitudini piu’ vicine all’equatore, la sindrome depressiva tende con il tempo a migliorare ed a scomparire.
Lo stessa cosa e’ stata notata per lo stress della vita quotidiana: i residenti in regioni nordiche sono piu’ soggetti ad andare incontro a periodi di stress psichico rispetto ad individui che vivono in paesi piu’ meridionali.
Le metereopatie sarebbero legate ad uno squilibrio di impulsi provocati da sostanze chimiche, dette neurotrasmettitori, che vengono prodotte dalle cellule nervose e quindi sono presenti all’interno del nostro cervello. Tali sostanze, spesso dai nomi strani come norepinefrina, dopamina, acido gamma-aminobutirrico, sono una specie di vettori per il trasporto di segnali tra una cellula nervosa e l’altra. I neurotrasmettitori si legano a specifici recettori presenti sulla superficie della cellula stimolata, per cui la deficienza, l’inattivazione o l’inefficienza di tali recettori determinerebbe un piu’ debole segnale di trasmissione. Per fare un esempio si puo’ dire che tali impulsi nervosi sono paragonabili all’energia elettrica a partenza dalla batteria che avvia un’automobile. Se la scarica e’ debole o i cavi elettrici sono ossidati o laschi, l’impulso non e’ sufficiente ad avviare il motore.
Stimoli negativi, quali il freddo, il buio, le basse pressioni determinerebbero la momentanea interruzione di questa energia elettrica cerebrale, che porta alla comparsa di fenomeni depressivi ed altri sintomi ad essi legati.
L’influenza del tempo atmosferico sulle cellule nervose ed i suoi neurotrasmettitori potrebbe quindi essere intesa come stimolo esterno dato da temperatura, umidita’, pressione, luce, etc. che in un certo modo influenzano il metabolismo dei neurotrasmettitori. Lo sbilanciamento di queste sostanze chimiche e’ anche alla base dei sintomi legati al momento depressivo, quali mal di testa, fatica ed insonnia, per citare i piu’ comuni.

La menopausa e’ un evento fisiologico, cioe’ normale, che inizia nella donna in un’eta’ che va in genere dai 42 ai 48 anni.
Si puo’ definire come la cessazione della produzione di cellule uovo da parte delle ovaie e quindi della capacita’ riproduttiva della donna.

La ragione ultima per cui si verifica la menopausa non e’ tuttora conosciuta. Si ipotizza che le cellule uovo atte alla riproduzione diverrebbero troppo vecchie e quindi soggette a mutazioni (cioe’ cambiamenti) genetiche, che potrebbero apportare malformazioni piu’ o meno gravi al feto. Ecco perche’ una gravidanza in tarda eta’ e’ piu’ a rischio di una in giovane eta’. Si conoscono tuttavia i meccanismi per mezzo dei quali avviene la menopausa. Sembra che la diminuzione degli ormoni sessuali femminili, detti estrogeni, in tarda eta’, produca uno stimolo negativo per la produzione di altri ormoni in una specifica ghiandola alla base del cervello: l’ipofisi.

L’ipofisi e’ una specie di direttore d’orchestra del corpo umano, regolando con gli ormoni fabbricati dalle sue cellule l’attivazione di tutte le ghiandole del corpo umano.
Uno stimolo negativo a partenza dall’ipofisi e diretto alle ovaie spegne quindi l'”interruttore” per la maturazione delle cellule uovo nelle ovaie ed anche per l’avvio del flusso mestruale, che percio’ nella menopausa tende a diminuire, a diventare irregolare e poi a scomparire del tutto.

In quasi tutte le donne in menopausa si verificano dei caratteristici sintomi: sensazioni di vampate di calore accompagnate da rossori del viso e sudorazione, fatica, insonnia, e instabilita’ emotiva.
L’improvvisa perdita della funzione ovarica puo’ con il tempo anche causare una certa diminuzione di elasticita’ dei tessuti vaginali, causando lieve dolore durante un rapporto sessuale.

Per alleviare alcuni fastidiosi sintomi della menopausa, dovuti come detto alla mancanza di stimolazione ormonale dell’apparato genitale, si puo’ attuare una cosiddetta “terapia di rimpiazzo”. Questa consiste nella somministrazione regolare di piccole quantita’ di estrogeno, che non solo, in genere, elimina le vampate di calore e rida’ maggiore elasticita’ ai tessuti, ma aiuta a prevenire il tipico progressivo indebolimento delle ossa (detto osteoporosi) dovuto alla carenza di calcio, che caratterizza questa fase della vita di una donna…

Bisogna ricordare che la donna in menopausa, pur se non piu’ attiva da un punto di vista della riproduzione, continua ad essere esposta al rischio di tumori, principalmente all’utero ed al seno. I periodici esami ginecologici di routine (pap test) insieme con la regolare autopalpazione del seno vanno quindi continuati e sono cruciali per individuare eventuali neoplasie che sembrano essere piu’ frequenti con l’insorgere della menopausa.

Colesterolo e trigliceridi fanno parte di una categoria di sostanze chimiche organiche definite lipidi. Per essere trasportate nel sangue queste sostanze hanno bisogno di specifiche proteine, che vengono percio’ chiamate lipoproteine.
L’eccessiva quantita’ di colesterolo e/o di trigliceridi nel sangue, in un’unica parola “iperlipidemia”, e’ un importante fattore di rischio per l’insorgenza di arterosclerosi, cioe’ l’ispessimento delle piccole arterie che puo’ provocare a sua volta gravi patologie tra cui la piu’ importante e’ la malattia delle coronarie. (altro…)

Arteriosclerosi e’ un termine generico che indica un prematuro anomalo ispessimento delle arterie, che diventano come condotti rigidi, non piu’ elastici e facilmente occludibili.
Tale degenerazione arteriosa e’ alla base della maggior parte degli infarti cardiaci (per occlusione delle arterie coronariche che forniscono sangue ossigenato al cuore) e delle malattie cosiddette cerebrovascolari come l’ictus (per occlusione di arterie del cervello con conseguente possibile rottura ed emorragia).
(altro…)

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